COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA SETTIMA DOMENICA DOPO LA TRINITA'
Colletta
Dio di
ogni potenza e forza, che sei l’autore e il datore di ogni cosa buona; innesta
nel nostro cuore l’amore per il tuo Nome, accresci in noi la vera religione,
nutrici con ogni bontà e mantienici nella tua grande misericordia; per Gesù
Cristo, nostro Signore.
Letture:
Rm 6,19-23; Mc 8,1-10
L'apostolo Paolo ci ricorda nella sua Lettera ai
Romani che le nostre vite possono essere date in prestito al peccato o alla
giustizia di Dio. Nel primo caso il frutto di questo prestito è la morte; nel
secondo caso, la vita eterna.
Le nostre azioni riflettono quanto seriamente
abiamo preso in considerazione la Parola di Dio e, dunque, in definitiva,
riflettono la nostra fede. In tal senso, la contrapposizione tra fede e opere è
una falsa dicotomia. Certamente, tutto ciò che possiamo donare a Dio proviene
da lui, come affermiamo nell'offertorio della Santa Cena, richiamando un passo
del Primo Libro delle Cronache (1 Cr 29,14). Ma il Signore non ci vuole
spettatori passivi del ssuo piano di salvezza. Egli ci chiama a partecipare alla
sua stessa opera di creazione, giustificazione e santificazione; prendendoci
cura del mondo che ci ha affidato, annunciando il suo messaggio di salvezza,
lottando contro il peccato - dentro e fuori di noi - mediante la fede nella sua
Parola e l'esperienza della sua grazia nei sacramenti.
A ciascuno di noi verrà chiesto conto di come
abbiamo amministrato i doni ricevuti da Dio: il nostro corpo, le nostre
capacità intellettuali, il nostro tempo, le nostre risorse economiche… Ogni
cosa. E così come la parabola dei talenti e quella dei vignaioli omicidi ci
insegnano che chi ha male amministrato quanto ricevuto dal Signore sarà
sottoposto a un giudizio severo, il racconto evangelico della moltiplicazione
dei pani ci mostra Gesù nell’atto di chiedere ai discepoli di porre sotto la
sua benedizione ciò che abbiamo, anche se del tutto inadeguato alle esigenze
che ci troviamo ad affrontare.
Gesù, il Figlio unigenito del Padre, avrebbe
certamente potuto creare i pani dal nulla per sfamare la folla che da tre
giorni lo seguiva. Avrebbe potuto farli piovere dal cielo, come la manna con
cui il Dio d'Israele sfamò il suo popolo nel deserto. Ma egli non ricerca una
manifestazione della potenza divina nel miracolo fine a se stesso, quanto
piuttosto vuole darci una lezione sull’amore e la sollecitudine di Dio e la
necessità di farci suoi imitatori assumendone lo stesso spirito di servizio e
di comunione.Vediamo infatti che richiede una partecipazione attiva dei suoi
discepoli, i quali sono chiamati a condividere il poco che hanno a disposizione
e a distribuire loro stessi i pani alla folla: "li diede ai suoi discepoli
perché li mettessero davanti a loro" (Mc 8,6).
Ma prima chiede un atto di fede, ovvero il
superamento di quella logica mondana che dimentica la potenza di Dio, espressa
dalla frase attribuita ai discepoli: 'come potrebbe alcuno saziare di pane
costoro, qui nel deserto?'. La risposta di Gesù la troviamo nella sua
predicazione: 'chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane,
gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una
serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione? Se voi dunque, che siete
malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre
celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono' (Lc 11,11). E
ancora: 'Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo?
Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose;
ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose'. È nel
momento in cui i discepoli hanno fede in Gesù e obbediscono alla sua parola che
si compie il miracolo.
Quante volte ci siamo sentiti impotenti e dotati
di risorse del tutto inadeguate per far fronte alle necessità del momento?
Quante volte ci siamo sentiti tentati di risolvere tutto da soli, proprio come
i discepoli pensarono, in un primo moento, che Gesù gli stesse chiedendo di
andare in città a comprare del pane per le folle? È quello il momento in cui la
nostra fede deve passare dalle labbra al cuore e dal cuore deve riflettersi
nostre azioni, con coraggio e genersità, diventando fede vissuta.
Mettiamoci all'ascolto del Signore, il qualche ci
chiede: ‘quanti pani avete?’ (Mc 8,5), e poniamo le nostre risorse, anche se
scarse, sotto l'azione santificante del suo Spirito.
Rev. Luca Vona
--
Chiesa Evangelica · Cento per uno · Roma Centocelle
Via delle Betulle 63 Roma (zona Centocelle)
Mob. (+39) 3385970859
info@centoperuno.it
www.centoperuno.it